NATALE SOLIDALE 2018


Il segretariato nel servizio dell'amicizia ecumenica ed interreligiosa propone per questo natale il progetto 'campo invernale adolescenti'.

l'amicizia interreligiosa ed ecumenica passa anche da gesti concreti in primis verso quei cristiani che hanno sofferto le fatiche delle persecuzioni. Saranno infatti loro, in un prossimo domani, a rimettere in atto processi di amicizia con le altre religioni. Creare spazi di rielaborazione giocosa e di serena crescita, rappresentano quel seme Evangelico che potrà far rifiorire possibili relazioni tra cristiani e musulmani in Medio Oriente.

Volgiamo quindi proporre a tutti voi di sostenere i nostri frati cappuccini Libanesi nel riuscire a portare un gruppo di adolescenti iracheni rifugiati in libano per una settimana in un campo invernale.

Il costo del progetto per far vivere questa esperienza a 40 adolescenti e a consegnare loro, a fine campo, materiale (scolastico-alimentare) per il nuovo anno; si aggira intorno ai 4.000€.

Attraverso il piccolo aiuto di ognuno di noi possiamo regalare una grande possibilità a questi giovani cristiani perseguitati.

PER FARE UNA DONAZIONE A QUESTO PROGETTO
IBAN:  IT78O0521611020000000007423
CAUSALE:: CAMPO ADOLESCENTI RIFUGIATI IN LIBANO 


intervista a fra Elias Saoud OFMCap
di fra Stefano Luca OFMCap
campo invernale edizione 2016-2017

Il primo campo scuola per i rifugiati adolescenti iracheni si è appena concluso ! Per raccontarvi i successi di questo nuovo importante progetto abbiamo intervistato fra Elias Saoud, giovane frate cappuccino della custodia del Libano, che ha accompagnato i ragazzi durante il campo.

Fra Elias ci spiegheresti come è nata l’idea di fare campi scuola per i ragazzi rifugiati?
I Rifugiati qui sono tantissimi, una persona su tre è rifugiato. Provengono maggiormente dalla Siria e dall’Iraq, oppure sono rifugiati palestinesi. Il Libano conta circa 4 milioni di libanesi residenti e ospita oltre 2 milioni di profughi.

Scusa se ti interrompo, ma 2 milioni per un paese piccolo come il Libano sono veramente tanti, anzi direi un numero incredibile?
Si, hai ragione, il Libano è grande poco meno della metà della sola Lombardia… in pratica è come se in questa ‘metà di Lombardia’ ci fossero 6 volte il numero di rifugiati ospitati dall’intera Germania o circa 20 volte il numero di rifugiati presenti in tutta Italia. È veramente una situazione allucinante. Per questo noi frati non abbiamo potuto fare altro che prenderci a cuore anche questa drammatica situazione.

In che modo?
In primo luogo cerchiamo di assicurare loro una assistenza spirituale e poi quando è possibile aiutiamo con vitto e l’alloggio; ad esempio un nostro convento è interamente dedicato all’accoglienza e riusciamo così ad ospitare diverse famiglie. Ovviamente oltre a questo c’è una assistenza legale e psicologica, ma soprattutto abbiamo una cura particolare per le donne e i bambini. Siamo infatti convinti che l’educazione sia la chiave per il nuovo futuro.

Come mai è nata l’idea dei campi scuola?
Purtroppo i rifugiati convivono sempre con gli stessi problemi giorno dopo giorno. La situazione è stagnante. La quotidianità è fatta di sofferenza e i più fortunati hanno un lavoro o riescono ad andare a scuola. Le relazioni vitali sono ridotte all’osso. L’essere rifugiati è uno stigma. Sono molto poveri e soprattutto instabili qui in Libano… è sempre difficile percepire un'altra terra come propria. Da questa situazione è nata l’idea di regalare agli adolescenti una grande boccata d’aria. Così l’anno scorso fra Abdallah, che è il responsabile del nostro servizio ai rifugiati, a mo’ di esperimento ha organizzato un primissimo campo invernale. A grande sorpresa servì non solo per far uscire questi ragazzi dalla loro oppressiva quotidiana condizione di rifugiati, ma creò uno spazio protetto per riconquistare la loro adolescenza. La dimensione ludica si era dimostrata fondamentale per la stabilità psicofisica dei ragazzi. Sulla base di quella primissima esperienza quest’anno abbiamo deciso di proporre, un vero e proprio percorso strutturato su più esperienze di campi scuola.

È in questo primo campo chi ha partecipato?
In tutto 32, di età compresa tra i 13 e i 16 anni. Sono tutti iracheni di rito siriaco-cattolico. Abitano nelle zone periferiche di Beirut, praticamente in quei sobborghi dove la densità di popolazione è esorbitante. Grazie a Dio la chiesa ha fondato una scuola praticamente per loro e quindi la maggior parte studia. Ovviamente però ci sono anche alcuni ragazzi che, nonostante la tenera età, si trovano costretti a lavorare a causa dell’estrema povertà materiale in cui la loro famiglia si trova.

Qual è stato il tema del campo e quali le attività?
‘Abbiamo visto la stella e siamo venuti ad adorarlo’ questo il titolo del campo. Abbiamo camminato sulle orme dei magi che dall’oriente sono giunti sino a Betlemme per conoscere ed adorare Gesù. Abbiamo soprattutto cercato di comprendere meglio il ruolo della stella che ha guidato i magi. Durante le condivisioni di gruppo, i ragazzi si sono interrogati su quale fosse la loro missione qui in Libano. Un tassello importante è far comprendere loro che l’essere rifugiati non deve significare ‘un semplice parcheggio’, una perdita di tempo; al contrario può e deve diventare una missione. Sono venute fuori grandi domande come: cosa Cristo ci chiede in questa situazione di sofferenza? Che stelle possiamo essere oggi? Come vivere questo tempo come una vera e propria missione, qui e ora in Libano?

Domande decisamente impegnative…
Si, purtroppo la guerra e la persecuzione religiosa annientano ogni genere di sogno e a volte addirittura ne cancellano in maniera profonda anche le tracce. Il lavorare durante i campi scuola su questa loro specifica missione per riacquisire una prospettiva futura è fondamentale. Queste esperienze rimettono in circolo la dimensione del sogno e del desiderio. I campi scuola aiutano a riscoprire la dimensione del gioco risveglia tutto lo slancio energetico tipico dell’adolescenza.

Quindi oltre a questi gruppi di riflessione, come è stato strutturato il campo?
Sveglia ore 7.00, colazione, preghiera, riflessione, e poi lavori di gruppo. Dopo il Pranzo facevamo molti giochi e l’ultimo giorno loro stessi hanno preparato uno spettacolino.

C’è qualche cosa che ti ha colpito particolarmente?
I primi momenti ti guardano con occhi pieni di lacrime e sangue e lì riesci a scorgere la sconvolgente sofferenza della domanda: perché? Perché i musulmani ci hanno costretto a scappare? Perché ci perseguitano? Perché? Questi ragazzi hanno subito la persecuzione fin da piccoli: 7-8 anni. Prima del dahash (isis) non bisogna dimenticare quello che hanno subito con l’invasione americana. Quindi sono stati rifugiati più volte: prima in Kurdistan e poi qui in Libano. È una situazione veramente drammatica. Persino io che ho vissuto diverse guerre e tutto quello che qui in Libano abbiamo e continuiamo a soffrire, non oso immaginare cosa significhi quel genere di persecuzione religiosa. La loro sofferenza trasuda dai loro volti, veramente è molto toccante ma soprattutto è toccante la loro fede. Nonostante tutto quello che hanno e stanno passando anzi, proprio grazie a tutto quello, paradossalmente potremmo dire: la loro fede è fortissima. Sono i custodi della lingua cristiana (aramaico e siriaco) e questo mi commuove. La loro fede mi ha colpito profondamente. Mi anno ricordato molto le prime comunità cristiane: proprio perché perseguitati, vivono una grande fede!

E tu fra Elias, cosa ti porti a casa da questa esperienza? Se, come avete riflettuto durante il campo, questi ragazzi sono ‘missionari’ in Libano, quale ‘buona notizia’ hai ricevuto da loro?
È molto difficile esprimersi… sicuramente mi hanno riconsegnato un grande Natale! Quello nei loro occhi. Natale significa Gesù, il vedere finalmente rinascere questi ragazzini nei loro desideri è stato veramente il godere del ‘Natale incarnato’. Gesù che nasce e vive affinché loro possano rinascere e vivere!
E poi… mi hanno rinsaldato nello stile francescano.

In che senso?
Molti ragazzi sono rimasti colpiti dal nostro fraterno ‘stare con’ loro. Sai qui in Medio oriente, purtroppo, non è molto usuale che uomini di chiesa siano così vicini in semplicità alla gente… Il nostro stile cappuccino ha cucito relazioni profonde e curative in pochissimo tempo.

E adesso? Che futuro li attende?
Sono ritornati nella loro quotidianità, ma siamo convinti che queste esperienze aiutino ad affrontare questi momenti difficili che stanno vivendo con maggior consapevolezza e forza. Inoltre per irradiazione di bene anche le loro famiglie beneficeranno del buon umore e dell’ottimismo dei ragazzi… è come lanciare un sasso nell’acqua… le onde si propagano! E poi ovviamente speriamo di riuscire a trovare i soldi per poter continuare questo progetto attraverso altri campi scuola; è importante che il cammino intrapreso con loro prosegua.



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