PER UN DIALOGO TRA AMICI (Articolo di fraStefanoLucaOFMCap)

Il paradigma della relazione si dipana nell’arco di tutto il testo sacro, Antico e Nuovo Testamento. E’ questa una chiave di lettura per la nostra fede autentica con Dio: entrare in Relazione con Lui, coinvolgersi in una relazione personale con Gesù Cristo cosicché Lui stesso possa chiamarci amici e non più servi.
La categoria amicale dunque è una delle più significative in tutta la scrittura. Tutti noi credenti ne siamo sicuramente convinti. L’Incarnazione infatti ci mostra quanto questa  relazione sia autenticamente umana: dialogare  con Cristo infatti prevede gioie e dolori, litigate e feste, tenerezze ed amarezze ecc. coinvolge cioè, la totalità della nostra umanità con tutta la piena dei nostri sentimenti, affetti e della nostra intelligenza. La povera verità della nostra relazione con Cristo non possiamo che non scoprirla come  veicolata dalla carità che Lui dimostra costantemente con noi. È proprio in una relazione di autentica amicizia con Cristo che Marta può esclamare: «Sì o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» (Gv 11,27). 
Ecco perché non c’è verità senza carità.

Cosa risponderemmo se qualcuno ci dovesse chiedere quanti di noi hanno almeno un amico musulmano? Quanti di noi hanno almeno una amica donna musulmana? O cosa risponderemmo se ci venisse chiesto quanti di noi hanno una famiglia musulmana amica con cui gioire nelle feste?
Forse pochi di noi potrebbero risponde: Sì! Ho un amico, una amica, una famiglia amica di fede musulmana. Forse pochi, se non addirittura POCHISSIMI. 
Come possiamo allora non vedere la frattura tra l’incarnazione che professiamo (quella categoria amicale fondante la relazione con Dio) e la prassi che viviamo? 


Proponiamoci un obiettivo concreto cari fratelli: impegniamoci nel conoscere almeno una persona di fede musulmana e diventiamone amici. Semplicemente, francescanamente. Così facendo molte delle nostre paure e timori nei loro confronti svaniranno. Tutti sappiamo che si ha paura quando non si conosce, allora conosciamo! Che cosa aspettiamo? Incarnando l’amicizia Gesuana scopriremo uno spazio di dialogo credente che diventa ‘luogo teologico’ proprio perché non si può dire al di fuori di un’amicizia. Questa crea alleanza. Alleanza con Dio, con Gesù e con lo Spirito Santo. 

Dire ‘Dialogo interreligioso’ purtroppo porta a equivocare, porta a focalizzarsi sul - Parlare di Dio con l’altro - appiattendo così la parola ‘dialogo’ al solo livello teologico, ma questo non aiuta. Al contrario costruisce muri e separazioni. Proponiamo piuttosto una ‘Amicizia interreligiosa’ poiché porta a focalizzarsi sul - Parlare a Dio con l’altro - così facendo si creano alleanze. E’ grazie all’amicizia che si ri-espande il dialogo in tutta la sua pienezza; creando ponti. Sé è vero che non c’è verità senza carità, è oltremodo vero che non c’è dialogo (quello cristiano) senza amicizia.  
Se ci chiamiamo fuori da questa dinamica, se rimaniamo su un piano di disquisizioni teologiche, ci porremo da soli, noi stessi, fuori da un’ amicizia ritornando così alla schiavitù. Quando rimaniamo su un piano accademico e teologico senza veicolarlo nell’amicizia, ci auto-condanniamo, obbligando cioè Gesù a non poterci chiamare  amici, obbligandoLo a ritornare a chiamarci servi. Dio si fa povero, Gesù Cristo mendicante per conto del Padre implora l’elemosina dell’alleanza con noi. Ascoltiamo il suo grido per noi. Ritorniamo suoi amici e quindi amici degli uomini e amici dei fedeli musulmani. Solo così la paura svanirà, e l’opera del male verrà bloccata. riconquistiamo il fondamento amicale.

CONOSCIAMO UN MUSULMANO E DIVENIAMONE AMICI, IL NOSTRO SCOPO E’ FARE ESPERIENZA DI UNA AMICIZIA INTERRELIGIOSA E NON DI UN DIALOGO INTERRELIGIOSO !!!





Commenti